Nella maggioranza non è metastatico e guarisce pressoché nel 100% dei casi. Sono i dati del tumore del testicolo, una forma di neoplasia che in Italia riguarda circa 2.000 uomini all’anno, tra i 20 e i 40 anni. Dunque, una malattia oncologica che si può guarire bene, a patto di vincere quel mix di falsi concetti e di paure che ancora fanno parte dell’universo maschile quando si tratta della salute. Proviamo quindi a fare chiarezza su questa forma tumorale insieme a Nicola Nicolai, Responsabile della Struttura Semplice di Chirurgia dei Testicoli dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
A come: attenzione
Tutti i maschi fin da ragazzi dovrebbero imparare a eseguire l’autopalpazione dei testicoli, in modo da rivolgersi al medico quando si coglie “qualcosa” di diverso dal solito, come una nocciolina, oppure un rigonfiamento. Questo controllo dovrebbero farlo tutti e in particolare chi soffre, oppure ne ha sofferto da bambino, di testicolo ritenuto o criptorchidismo, cioè di mancata discesa di uno oppure di entrambi i testicoli nella sacca scrotale, chi ne ha già sofferto a un dei testicoli e chi ha un fratello che ha avuto la stessa forma tumorale.
B come: bambini
Il tumore del testicolo tipicamente nasce dalle cellule che originano gli spermatozoi, e si chiamano per questo germinali. La domanda che si pongono gli uomini alla diagnosi è quasi sempre una: potrò ancora avere figli? La risposta assoluta non esiste, e proprio per questo prima di iniziare il percorso terapeutico si procede alla crioconservazione del seme in una Banca del seme. Ma attenzione, è una procedura consigliata per prudenza, perché la funzionalità alla base della produzione dello sperma è estremamente delicata, ma non sempre i trattamenti provocano danni irreversibili. La chemioterapia, infatti, causa problemi che nell’arco di due anni si possono risolvere, con un ritorno alla fertilità che nella maggior parte dei casi è pari a quella di prima della chemioterapia. Non ci sono danni neppure per quanto riguarda la mascolinità. La produzione di testosterone infatti, cioè dell’ormone maschile, rimane abitualmente a livelli che non comportano deficit evidenti.
C come: chirurgia
La chirurgia è sempre necessaria. L’intervento avviene attraverso un’incisione a livello inguinale e abitualmente prevede l’asportazione del testicolo, anche se in alcune forme è possibile asportarne solo una parte. Quando si rimuove il testicolo, è possibile anche posizionare una protesi, che ne riproduce la forma e la consistenza. In seguito, tipicamente dopo una chemioterapia, può essere necessaria una seconda operazione chirurgica, se dagli esami risulta che la malattia ha già intaccato uno o più linfonodi. L’intervento si chiama linfoadenectomia retro-peritoneale. È un intervento delicato, che oggi nei Centri all’avanguardia è eseguito ricorrendo alla tecnica “nerve sparing”, che ha come obiettivo quello di asportare i linfonodi senza intaccare il meccanismo fisiologico dell’eiaculazione, e può essere effettuato con tecnica mini-invasiva, in laparoscopia, a vantaggio di un più rapido recupero e un minor danno all’organismo e all’immagine.
D come: dopo
Dopo l’intervento chirurgico può essere necessaria la chemioterapia che ha come obiettivo quello di “spazzare via” le cellule tumorali depositate in altre sedi: nessun tumore è così sensibile alla chemioterapia come il tumore del testicolo. La probabilità di guarigione anche nelle persone con metastasi è altissima (maggiore del 90%). I cicli possono essere diversi (da 1 a 4), e le sedute vengono effettuate in ospedale. La radioterapia è invece sempre meno usata, anche se in alcuni casi rimane il trattamento maggiormente indicato ed efficace.
E come: essere “normali”
La guarigione è davvero probabile, e le persone devono tornare alla loro vita. Questa è la ragione per cui le terapie si sono adattate a diventare nel tempo meno nocive. Chi esce dal tumore del testicolo deve sapere che potrà avere davanti una vita “normale”, con tutte le aspettative e i sogni che una persona giovane deve avere.